Curcuma e casi di epatite

Naturale non sempre fa rima con salutare. Di recente, anche in Italia sono stati registrati casi di epatite colestatica collegati all’assunzione di integratori alimentari a base di Curcuma longa, e un caso dopo il consumo di curcuma in polvere.

La curcuma è una pianta orientale la cui radice, di colore giallo, viene impiegata in cucina, da sola o come ingrediente del curry. Del suo principio attivo, la curcumina, si decantano molteplici proprietà salutistiche, addirittura anticancerogene. Anche se gli studi scientifici a riguardo non sono ancora esaustivi (leggi qui), in commercio si trovano numerosi integratori a base di questa sostanza.

Gli esperti del Ministero della salute hanno analizzato i prodotti correlati ai casi di epatite, concludendo che, ad oggi, le cause sono verosimilmente da ricondurre a particolari condizioni: suscettibilità individuale, alterazioni preesistenti della funzione epato-biliare, concomitante assunzione di farmaci.
Sulla base dei risultati delle analisi è stata esclusa la presenza di contaminanti o di sostanze volontariamente aggiunte quali possibili cause del danno epatico.

Alla luce di queste conclusioni, gli integratori a base di curcuma e suoi estratti dovranno riportare in etichetta una specifica avvertenza per sconsigliarne l’uso a soggetti con alterazioni della funzione epato-biliare o con calcolosi delle vie biliari e, in caso di concomitante assunzione di farmaci, ad invitare comunque a sentire il parere del medico.
L’avvertenza non è stata ritenuta necessaria per la curcuma in polvere, considerando la storia di consumo e le quantità normali di assunzione.

Qui la notizia pubblicata sul sito del Ministero della salute.

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